giovedì 11 giugno 2009

Un referendum beffa

Da: Domenico Gallo

Le ragioni per dire No al referendum elettorale in 50 punti.

Prima parte: considerazioni sulla vigente legge elettorale


Siamo tutti scontenti della vigente legge elettorale, unanimemente denominata “porcellum” con la quale si è votato nelle ultime due tornate elettorali (2006 e 2008).

Due sono i principali aspetti negativi di questa legge: le liste bloccate ed il premio di maggioranza.

Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i capi dei partiti politici) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative.

Con questo sistema elettorale i nomi dei candidati sono persino scomparsi dalla scheda elettorale, con la conseguenza che le scelte dei candidati operate dai capi dei partiti non possono in alcun modo essere censurate, sconfessate o corrette dal corpo elettorale.

Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati, da oligarchie di partito, svincolate da ogni controllo popolare.

In questo modo gli eletti, più che rappresentanti del popolo, sono – anche in senso tecnico – dei delegati di partito, anzi del capo politico che li ha nominati, al quale sono legati da un vincolo di fedeltà estremo, restando così fortemente pregiudicato il principio sancito dall’art. 67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Il premio di maggioranza è un meccanismo truffaldino che interviene a manipolare la volontà espressa dagli elettori, trasformando – per legge – una minoranza in maggioranza.

Un sistema così fortemente distorsivo della volontà popolare non esisteva neppure nella c.d. “legge truffa” del 1953, che prevedeva che, per ottenere il premio di maggioranza, occorresse ottenere almeno la maggioranza dei voti popolari.

Con la legge truffa per conseguire il premio di maggioranza, che mirava a rendere più stabile il governo, occorreva godere del consenso della maggioranza degli elettori, la legge vigente, invece, trasforma una minoranza in maggioranza (attribuendogli per legge il 54% dei seggi alla Camera) e sancisce il principio che per governare non occorre il consenso della maggioranza degli elettori.

La vigente legge elettorale ha introdotto delle soglie di sbarramento per l’accesso alla Camera ed al Senato che, se appaiono ragionevoli per i partiti che si riuniscono in coalizione (2% alla Camera e 4% al Senato), sono del tutto irragionevoli per i partiti esclusi dalle coalizioni (4% alla Camera e 8% al Senato). In questo modo milioni di elettori vengono esclusi dalla possibilità di essere rappresentati in Parlamento.

Infine la vigente legge elettorale, con l’indicazione sulla scheda del candidato alla presidenza del Consiglio, introduce una sorta di investitura popolare del Capo politico, mortificando il ruolo del Presidente della Repubblica a cui la Costituzione assegna il compito di nominare il Presidente del Consiglio.

Seconda Parte: quali modifiche introduce il referendum, con quali conseguenze


Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del “porcellum” ma, al contrario, li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.

Il refendum non restituisce agli elettori il potere di scelta dei propri rappresentanti politici, che la legge vigente ha sequestrato per conferirlo nella mani dei partiti, conservando le liste bloccate.

Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista, che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito ad una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati)

Le conseguenze che verrebbero fuori dalla legge elettorale modificata dal referendum sarebbero nefaste per la democrazia e ne sovvertirebbero il suo metodo basilare per il quale le decisioni si prendono a maggioranza.

La nuova disciplina elettorale sancirebbe il principio che il potere di governo spetta ad una minoranza e deve essere consegnato – per sempre – nelle mani di un solo partito, a prescindere dal livello del consenso popolare ricevuto

Infatti, attribuire il premio di maggioranza ad una sola lista determina un incremento esponenziale del premio stesso, sovvertendo il rapporto fra i voti espressi ed i seggi ottenuti.

Nelle elezioni del 2006, a fronte di una ampia coalizione di forze politiche, che ottenne alla Camera il 49,8 %, il premio di maggioranza è stato del 4 %. Nelle elezioni del 2008, a fronte di una coalizione meno ampia, che ottenne il 46,8%, il premio di maggioranza è stato dell’7%. Se si fosse votato nel 2008 con il sistema elettorale proposto dai referendari, la lista più votata (il PdL) con il 37,4% dei voti, avrebbe ottenuto il 54% dei seggi, cioè si sarebbe giovata di un premio di maggioranza del 16,6%. Vale a dire a un solo partito sarebbe stata attribuita dalla legge elettorale quasi il 50% in più della rappresentanza che gli sarebbe spettata in base ai voti ricevuti dagli elettori (cioè gli sarebbero spettati oltre 100 seggi in più rispetto ai voti ricevuti) .

Con questo sistema viene attribuito ad una singola lista un premio di maggioranza di proporzioni inusitate, che può consentire ad un singolo partito di ottenere in Parlamento una rappresentanza doppia rispetto al consenso ricevuto, a danno di tutti gli altri partiti e di tutti gli altri elettori.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 15/2008, pur dichiarando ammissibile il referendum elettorale, ha adombrato un pesante sospetto di incostituzionalità segnalando al Parlamento: “l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi.”

Attraverso questo spropositato premio di maggioranza resta pregiudicato il principio costituzionale che il voto è uguale per tutti. Non tutti i cittadini saranno uguali nel voto perché il voto di taluni varrà il doppio rispetto al voto degli altri, tanto da consentire a una minoranza di diventare ex lege maggioranza e di fondare il governo non più sul consenso della maggioranza, ma su quello di una minoranza del corpo elettorale.

L’ulteriore effetto negativo è quello della riduzione forzata del pluralismo politico dovuta all’effetto combinato dell’incremento del premio di maggioranza e delle soglie di sbarramento.

Il corpo elettorale, proprio per la presenza di un così grave e destabilizzante premio di maggioranza, sarà costretto ad orientare le sue scelte sulle due principali liste in competizione. Ciò indebolirà tutti gli altri partiti, rendendo ancora più difficile superare lo sbarramento delle soglie raddoppiate dalla disciplina risultante dal referendum.

In questo modo dal bipolarismo forzato si passerà a un bipartitismo forzato, non determinato da scelte genuine del corpo elettorale, ma imposto dalle costrizioni del sistema elettorale

Questa situazione mortificherà ulteriormente la rappresentanza, riducendo la possibilità che il corpo elettorale possa ottenere che nel sistema politico siano rappresentati i bisogni, le esigenze, le culture ed i valori presenti nel popolo italiano.

In questo modo verrà introdotta, di fatto, una sorta di democrazia dell’investitura al posto della democrazia fondata sulla rappresentanza e la partecipazione dei cittadini come prevista dalla Costituzione

La riduzione del pluralismo politico nelle assemblee legislative e la posizione di rendita assicurata a un solo partito politico, metterà a rischio la Costituzione, consegnandone il suo destino nelle mani di una sola parte politica

L’attuale maggioranza politica, infatti, non può modificare a suo piacimento la Costituzione perché non dispone della maggioranza dei due terzi richiesta per escludere il referendum sulle leggi di modifica della Costituzione

Se si fosse applicata alle elezioni del 2008 la legge elettorale con le modifiche proposte dai referendari, con lo stesso numero di voti, le forze politiche della attuale maggioranza (PDL + Lega) disporrebbero di circa il 62% dei seggi alla Camera. Con un piccolo sforzo potrebbero ottenere la maggioranza di due terzi necessaria per cambiare la Costituzione senza dover affrontare il giudizio del popolo italiano attraverso il referendum..

In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica, mentre una sola parte politica (cioè il partito beneficiato dal premio di maggioranza più i suoi alleati) avrebbe la possibilità di nominare i giudici della Corte Costituzionale e di modificare a suo piacimento la Costituzione.

Gli effetti che il referendum produrrebbe sul sistema politico sono stati già parzialmente sperimentati nelle elezioni politiche del 2008, quando i capi dei due principali partiti in competizione hanno deciso di restringere le coalizioni, limitandole ad una alleanza fra due soli partiti. In questo modo i partiti esclusi dalla possibilità di competere per il premio di maggioranza hanno perso una parte del loro genuino consenso elettorale e sono stati stroncati dal raddoppio delle soglie di sbarramento alla Camera ed al Senato.

In conseguenza di questa interpretazione delle legge elettorale sulla scia del modello proposto dal referendum, circa tre milioni di persone hanno perso ogni forma di rappresentanza in Parlamento, sono stati, pertanto, esclusi dal circuito della democrazia, mentre il tasso di astensionismo è cresciuto, essendo diminuita la partecipazione al voto dall’83,6% (2006) all’80,5% (2008).

Questa situazione di espulsione dal circuito democratico di milioni di persone, che abbiamo già sperimentato nelle elezioni del 2008, non sarebbe corretta dalle conseguenze del referendum, al contrario essa sarebbe ulteriormente aggravata perché le soglie di sbarramento raddoppiate varrebbero in ogni caso e per tutti i partiti.

Il sistema elettorale prefigurato dal referendum non esiste in nessun ordinamento di democrazia occidentale ma non rappresenta una novità assoluta nel nostro paese. Esso infatti si ispira alla legge “Acerbo” voluta da Mussolini, ed stato già sperimentato, nella storia d’Italia con le elezioni del 1924 che, schiacciando l’opposizione e le minoranze, aprirono la strada alla dittatura fascista.

Tuttavia la legge Acerbo era più democratica della disciplina che viene fuori dal referendum. Essa, infatti prevedeva che per accedere al premio di maggioranza, la lista più votata dovesse comunque superare la soglia del 25% dei voti e non imponeva soglie di sbarramento.

Per questo nel Parlamento del 1924 ebbero accesso – sia pure a ranghi ridotti - tutte le forze d’opposizione, mentre nel Parlamento repubblicano eletto nel 2008 con il metodo referendario, le opposizioni sono state drasticamente falcidiate.

Una situazione simile a quella del 1924 si produrrebbe di nuovo in Italia se venisse approvato il referendum.

Il principio democratico della rappresentanza verrebbe colpito a morte perché non vi è rappresentanza senza pluralismo e senza la libertà del corpo elettorale di scegliere le persone e le forze politiche da cui farsi rappresentare. Di conseguenza verrebbe meno il carattere democratico della forma di Governo.

Si produrrebbe quindi, attraverso la riforma elettorale, una riforma di fatto della Costituzione.

Il modello di democrazia, concepito dai padri costituenti, fondato sul pluralismo, sulla centralità del Parlamento e sulla partecipazione popolare dei cittadini associati in partiti, verrebbe definitivamente stravolto e sostituito da un ordinamento oligarchico.

Terza parte: come opporsi al referendum beffa


Per non tornare al 1924 bisogna respingere il referendum, utilizzando gli strumenti che la Costituzione ha messo a disposizione del corpo elettorale.

I Costituenti hanno previsto che i proponenti del referendum abrogativo devono superare una doppia soglia di consenso per poter raggiungere lo scopo dell’abrogazione della legge contestata. Per questo la Costituzione prevede che la proposta è approvata soltanto se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

A differenza che nelle elezioni politiche, che mirano al rinnovo di assemblee politiche le quali devono necessariamente essere rinnovate, nel referendum il voto non è un dovere civico, in quanto la proposta di abrogazione non deve necessariamente essere approvata o respinta. Nel referendum gli elettori scelgono liberamente se andare o non andare a votare, a seconda dei risultati che vogliono conseguire.

Questa volta la chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il porcellum) per spingerci ad un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il porcellum.

Infatti, se prevalessero i no, l’effetto sarebbe quello di blindare l’attuale legge elettorale. Il referendum, anche se non crea un vincolo costituzionale, crea un vincolo politico, rendendo impossibile che la legge, confermata dalla consultazione popolare, possa essere modificata dal Parlamento.

Se prevalessero i si, ugualmente l’effetto sarebbe quello di blindare l’attuale legge elettorale, nella versione peggiorata proposta dai referendari. Il parlamento non potrebbe metterci mano per effettuare delle modifiche, perché vincolato dalla volontà popolare espressa attraverso il voto referendario

Per questo si tratta di un referendum beffa: ci chiama alle urne per ammazzare il porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, qualunque sia la risposta al quesito referendario.

L’unico modo per non essere beffati, per dire NO alla proposta referendaria, è quello di disubbidire alla chiamata alle urne che i proponenti vogliono imporre al popolo italiano.

E’ questa l’unica strada per lasciare aperta la possibilità di una riforma elettorale che restituisca agli elettori i poteri che ci sono stati confiscati con il porcellum.

Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare e rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio.

Comunicato Stampa referendum elettorale A CHI GIOVA? 12 giugno Pancho Pardi a Faenza e a Ravenna

Da: Paola Patuelli

Care amiche, cari amici,

il Direttivo della Associazione nazionale Salviamo la Costituzione, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, nella riunione di ieri, 9 maggio, a Roma, ha dato di nuovo mandato ai Comitati presenti nei vari territori di continuare l’opera di informazione sui quesiti del referendum elettorale del prossimo 21 giugno e sugli esiti peggiorativi rispetto alla Costituzione che avrebbe un eventuale successo del SI.



Segue il Comunicato appena inviato alla stampa che informa di una iniziativa dei Comitati in Difesa della Costituzione della provincia di Ravenna, che vi preghiamo di rilanciare a tutte le vostre mailing list.



I due incontri, a Faenza e a Ravenna, saranno per noi occasione di riflessione anche sul quadro politico-istituzionale italiano dopo le elezioni europee e amministrative.

Ritroviamoci in tante/i.

Saluti.

Angelo Morini
Paola Patuelli



COMUNICATO STAMPA


REFERENDUM ELETTORALE DEL 21 GIUGNO:

A CHI GIOVA?



Iniziativa pubblica con Pancho Pardi

a Faenza e a Ravenna




I Comitati in Difesa della Costituzione della Provincia di Ravenna continuano la mobilitazione per informare la cittadinanza sul significato del prossimo referendum elettorale del 21 giugno. E’ stato messo a punto un Quaderno Informativo, già in distribuzione e a disposizione di chi voglia informarsi presso la sede del Comitato di Ravenna, Via G. Rasponi 5, che illustra il significato del referendum, che non abroga il “porcellum”, legge pessima, ma lo modifica peggiorandolo. Se il referendum del prossimo 21 giugno vedesse la vittoria del SI, avremmo una legge peggiore della legge Acerbo che aprì la strada al fascismo e della “legge truffa” dei primi anni Cinquanta e, in tal caso, UN SOLO PARTITO, minoritario nel paese e maggioritario in Parlamento potrebbe modificare la Costituzione, anche stravolgendola, senza più il ricorso al referendum popolare.



I Comitati in Difesa della Costituzione, coerentemente con la vittoria referendaria del 2006 con cui fu salvata la Costituzione da una grave “aggressione” che impedì, in quel momento, una pericolosa deriva autoritaria, intendono dare alla cittadinanza le necessarie informazioni, e propongono una iniziativa dal tema Referendum sulla legge elettorale: a chi giova?, con la partecipazione del senatore Pancho Pardi dell’esecutivo nazionale dell’Associazione Salviamo la Costituzione, il prossimo 12 giugno, articolata in due distinti appuntamenti, per raggiungere il più ampio numero possibile di cittadine e di cittadini:



a Faenza, alle ore 17,30, nella Sala delle Associazioni, Via Laderchi 3, introduce Alessandro Messina presidente del Comitato di Faenza;



a Ravenna alle ore 21, nella sala Forum della Seconda Circoscrizione, Viale Berlinguer 11, introduce Maria Paola Patuelli, presidente del Comitato di Ravenna.



LA CITTADINANZA è INVITATA



Comitati in Difesa della Costituzione della provincia di Ravenna

8 giugno 2009

Il referendum e la Costituzione

Da: "comitatopromotore@salviamolacostituzione.it"

Documento approvato dal Consiglio direttivo dell’Associazione “Salviamo la Costituzione” il 9 giugno 2009

Il Consiglio direttivo dell’Associazione “Salviamo la Costituzione” conferma la valutazione fin dall’inizio espressa sul referendum elettorale del 21 giugno.
La vigente legge elettorale espropria gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e affida alle segreterie dei partiti il potere di nominarli dall’alto ; rompe il rapporto tra gli eletti, il territorio e le comunità locali; riduce drasticamente il pluralismo politico e quindi la rappresentatività delle istituzioni; premia eccessivamente la lista o la coalizione più forte. Si tratta dunque di una legge che per molti versi contrasta con i principi e i valori di democrazia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, come la Corte costituzionale ha rilevato nella motivazione della sentenza con la quale ha dichiarato l’ammissibilità del referendum.

La legge che uscirebbe da una eventuale vittoria del SI nel referendum del 21 giugno non eliminerebbe nessuno di questi difetti dell’attuale legge elettorale. Anzi, aumenterebbe le distorsioni in senso ultramaggioritario da essa prodotte, rendendo più agevole l’approvazione di riforme costituzionali di parte. Dunque non ne ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi di costituzionalità, come pure la Corte Costituzionale ha sottolineato nella ricordata sentenza.

L’Associazione “Salviamo la Costituzione”, in coerenza con i principi e i valori di difesa e attuazione della Costituzione, che la portarono a promuovere il vittorioso referendum costituzionale del giugno 2006, continuerà fino al 21 giugno, tramite i propri circoli e associazioni in tutto il paese, a informare i cittadini sugli elementi di incostituzionalità della vigente legge elettorale e di quella che uscirebbe da un successo del referendum. Invita i cittadini a valutare queste informazioni nel decidere il proprio comportamento di fronte al referendum.

martedì 9 giugno 2009

Un forte impegno per il fallimento del Referendum Guzzetta

Da: Corrado Mauceri

Coordinamento dei Comitati locali per la difesa della Costituzione

Un forte impegno per il fallimento del Referendum Guzzetta e per la difesa della Costituzione


Essendo stato candidato a Firenze per le elezioni comunali nella lista di SINISTRA PER LA COSTITUZIONE ho ritenuto doveroso astenermi dal prendere iniziative per il Comitato di difesa della Costituzione; ora però conclusa la tornata elettorale ed essendo incombente un referendum liberticida che ripristina le leggi del periodo fascista penso che i Comitati per la difesa della Costituzione debbano mobilitarsi per fare fallire il referendum.

Purtroppo il PD, che pure è stato tra i soggetti promotori dei Comitati per la difesa della Costituzione, ha deciso di dare l’indicazione favorevole per il SI' a tale referendum.

Una tale scelta che viola il principio del pluralismo politico sancito nella nostra Costituzione è però incomprensibile e preoccupante; in ogni caso non può esimere da un forte impegno i Comitati per la difesa della Costituzione che devono, a mio avviso, mobilitarsi in ogni caso per la difesa e l’attuazione della Costituzione da qualsivoglia parte venga l’attacco e, tanto più, quando l’attacco viene da PdL e PD insieme.

Mentre sarebbe auspicabile un’autorevole presa di posizione da parte dell’Associazione nazionale "Salviamo la Costituzione", in ogni caso riterrei opportuno che i Comitati locali socializzassero le iniziative promosse sia per e-mail sia con opportune riunioni regionali.

Penso però che, dopo la consultazione referendaria, sarà opportuno incontrarsi perchè la Costituzione e con essa la democrazia è attaccata da ogni parte.

Io proporrei come data possibile uno dei primi giorni di luglio; per la sede ovviamente Firenze è disponibile, ma siamo a disposizione a spostarci anche in una meno calda (che sia però facilmente accessibile).

In attesa di un vostro riscontro vi saluto cordialmente.
p. il Coordinamento dei Comitati Locali per la difesa della Costituzione Corrado Mauceri

mercoledì 25 febbraio 2009

"Prove tecniche di regime" - articolo di Domenico Gallo

trasmetto un mio articolo pubblicato da La Rinascita del 19 febbraio


Prove tecniche di regime
di
Domenico Gallo


Il processo politico verso l’instaurazione di una dittatura della maggioranza [1], iniziato con l’avvento della nuova maggioranza politica uscita dalle elezioni del 2008, ha subito una drammatica accelerazione nella settimana che va dal 5 al 10 febbraio. Si è iniziato con l’attacco più grave alla prima parte della Costituzione che sia mai avvenuto dal 1948 ed appena la manovra è riuscita si è passati immediatamente ad assestare un colpo di maglio ai principi fondamentali che reggono l’ordinamento democratico: la divisione dei poteri e la laicità dello Stato.

Ma andiamo per ordine. Con l’approvazione in Senato, il 5 febbraio scorso del disegno di legge governativo che rientra nella seconda parte del c.d. “pacchetto sicurezza” sono state introdotte misure persecutorie nei confronti dei gruppi sociali più deboli (immigrati, Rom, senza casa), contrabbandate come misure volte ad accrescere la sicurezza collettiva, che nel nostro paese non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. Anzi sepolti sotto una valanga di norme spazzatura sono stati riesumati – nel silenzio tombale della generalità dei media, salvo un grido d’allarme sollevato da Famiglia Cristiana - due specifici istituti previsti dalle leggi razziali del 38, cambiando soltanto l'oggetto della discriminazione. Si tratta del divieto dei matrimoni misti e del Registro degli indesiderabili.

Con l’art. 1 del Regio decreto legge del 17 novembre 1938 (provvedimenti per la difesa della razza italiana) fu sancito il divieto dei matrimoni misti. ("il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito").

Adesso è tornato lo stesso divieto, introdotto in forme mascherate attraverso l'impossibilità giuridica per gli stranieri, che non siano titolari di un valido permesso di soggiorno, di contrarre matrimonio. In questo modo traverso è stato riesumato il divieto dei matrimoni misti (fra cittadini italiani e cittadini extracomunitari in condizione di irregolarità amministrativa).

Nel luglio del 1938 fu istituita presso il Ministero dell'Interno la Direzione generale per la Demografia e la Razza (Demorazza), con il compito di provvedere al censimento della popolazione ebraica presente in Italia, e quindi di mantenere ed aggiornare il registro degli ebrei.

Col pacchetto sicurezza è ritornato lo stesso istituto, rivolto ad una speciale categoria di soggetti indesiderabili, infatti l'art. 44 del disegno di legge prevede l'istituzione presso il Ministero dell'Interno di un registro dei senza casa.

Ma a cosa serve un registro dei clochard? La storia ci insegna che il registro degli ebrei fu molto utile alla SS, che trovarono gli elenchi già pronti. Forse un domani il registro dei clochard potrebbe tornare utile alle ronde che la stesso provvedimento di legge istituisce (art. 46) per contribuire al presidio del territorio. Del resto l’istituzione delle ronde assomiglia molto ad un altro istituto della legislazione fascista col quale fu legalizzato lo squadrismo: l’istituzione della milizia volontaria per la sicurezza nazionale, attuata con il decreto legge n. 31 del 14 gennaio 1923.

Tuttavia la fantasia dei legislatori leghisti del nostro tempo si è spinta anche oltre gli istituti previsti dalle leggi razziali, introducendo ulteriori misure discriminatorie di cui non vi era traccia nella legislazione razziale. Con la nuova legislazione gli appartenenti alla razza degli immigrati extracomunitari, non dotati di titolo di soggiorno, non possono compiere atti di stato civile. Questo significa che una donna che partorisce, non potrà riconoscere il proprio figlio naturale, che nascerà come figlio di nessuno, e quindi verrà tolto alla madre naturale ed affidato ad un istituto. Inoltre con l’abolizione del divieto di segnalazione, la popolazione degli immigrati in condizione amministrativa irregolare (e si tratta di centinaia di migliaia di persone) viene di fatto privata dell’accesso agli ospedali ed ai trattamenti sanitari basilari.

Potrebbe sembrare un paradosso ( ma non lo è) il fatto che proprio mentre si escludevano i vivi dall’accesso alle cure mediche, contemporaneamente il Consiglio dei Ministri deliberava, il 6 febbraio, un “decreto legge” per impedire ai morenti di morire con dignità, condannandoli a subire trattamenti sanitari irrinunciabili.

In realtà non c’è soluzione di continuità – in senso politico – fra le misure persecutorie del pacchetto sicurezza e l’affondo istituzionale praticato con la strumentalizzazione del corpo e della sofferenza della povera Eluana Englaro.

Il primo provvedimento mirava a fare una breccia del principio portante della I parte della Costituzione: l’eguaglianza, reintroducendo nel nostro ordinamento una congerie di misure che producono discriminazione, rompono l’universalità dei diritti e creano degli status differenziati nel godimento dei diritti, cancellandone il fondamento di inviolabilità. Il secondo provvedimento mirava a demolire le colonne portanti della II parte della Costituzione, vale a dire ad immutare l’ordinamento democratico, realizzando nella costituzione materiale, per fatto compiuto, quelle riforme della forma di Governo che il referendum del giugno 2006 aveva affossato, cancellando la riforma costituzionale voluta dalla “casa della libertà”.

Non era mai accaduto nella esperienza costituzionale della Repubblica italiana, che un Governo deliberasse un “decreto legge”, ingiungendo pubblicamente al Capo dello Stato di emanarlo e sottoponendolo ad un ricatto morale di una violenza inaudita: o firmi o sei un assassino.

Da un punto di vista meramente giuridico è la prima volta che si verifica un fatto concreto che potrebbe essere inquadrato in quella fattispecie astratta che il codice penale definisce come “offesa alla libertà del Presidente della Repubblica” (art. 277 c.p.).

Tuttavia, non essendo punibili gli autori, senza l’autorizzazione del Parlamento, il richiamo alla norma penale costituisce solo un parametro per valutare il carattere manifestamente eversivo dell’aggressione portata ai poteri di garanzia del Capo dello Stato.

Nella riforma costituzionale del 2005, non a caso il Capo dello Stato veniva spogliato dei suoi poteri di garanzia, messo in mutande, secondo una colorita espressione di Oscar Luigi Scalfaro, ed i suoi poteri (scioglimento delle Camere, emanazione di decreti legge, etc) venivano concentrati nella mani del Capo politico, che da Presidente del Consiglio si trasformava in Primo Ministro, come era già avvenuto, nella Storia d’Italia al cav. Benito Mussolini, con la legge 24/12/1925 n. 2263, con la quale fu modificato lo Statuto Albertino. .

Tuttavia lo “strappo istituzionale” compiuto con la pantomima del “decreto legge” dettato al Capo dello Stato, e poi con la requisizione del Parlamento per aggirare lo stop del Colle, realizzava, per via di fatto, una riforma costituzionale molto più incisiva di quella fatta approvare alla Camere nel 2005.

La portata simbolica (e pratica) di tale strappo è enorme. Infatti con un unico atto, il Capo politico, esercitante le funzioni di Presidente del Consiglio dei Ministri, concentrava nelle sua mani i Poteri di controllo sull’emanazione dei decreti legge, sottratti al Capo dello Stato, si attribuiva il potere d’eccezione di annullare sentenze della Cassazione passate in giudicato, e quindi di ricondurre la giurisdizione nel suo alveo, ed infine demoliva il principio portante della laicità dello Stato.

Infatti dal punto di vista dei contenuti il decreto legge Englaro (nonché l’attuale disegno di legge in discussione in Parlamento), è una inconcepibile normativa “contra personam”, volta ad annullare l’irriducibile alterità della persona umana, derivante dal principio personalistico, che costituisce il caposaldo della laicità dello Stato. Questa normativa, imbracciando il fucile dell’integralismo religioso, reintroduce una sorta di “Stato etico”, cioè una situazione in cui l’ordinamento, in nome di una superiore concezione etica, si attribuisce la facoltà di violare i diritti fondamentali della persona, che viene strumentalizzata ed asservita ad una concezione dominante. In questo modo si realizza una rivoluzione copernicana volta ad annullare le conquiste dal costituzionalismo moderno, che aveva posto l’uomo e la donna (cioè la persona) a fondamento del diritto.

Questo strappo, per ora non è riuscito, in quanto arginato dalla reazione del Capo dello Stato e dalle vicende naturali che hanno sottratto il corpo della povera Eluana allo sciacallaggio politico della macchina del regime.

Lo sfondamento è solo rimandato: rimane solo da chiedersi se le forze democratiche usciranno dal letargo: se non ora quando?

[1] Cfr Autori vari, La Dittatura della Maggioranza, Chimienti Editore, Taranto, 2008

Re: Report su Associazione 'Salviamo la Costituzione'

Da: Domenico Gallo

Nadia Norcini ha messo il dito nella piaga.
Io alla riunione del Direttivo dell'Associazione avevo proposto due temi di mobilitazione per campagne politiche: la denunzia delle nuove leggi razziali e la mobilitazione contro il referendum Guzzetta, che fra qualche settimana sarà indetto e quindi dovremo farci comunque i conti. Poichè si tratta di temi politici che non possono essere elusi, comunque ci sarà una mobilitazione sul territorio di soggetti vari (basti pensare alla lotta delle associazioni dei medici contro l'abolizione del divieto di segnalazione), i comitati presenti sul territorio possono intercettare questa domanda politica e promuovere o partecipare alle campagne politiche che comunque si svilupperanno.
Domenico Gallo

martedì 24 febbraio 2009

Re: Report su Associazione 'Salviamo la Costituzione'

Da: Francesco Baicchi

Mi rendo conto che i ritmi e i toni della Associazione sono lontani dai
nostri, ma credo che dobbiamo prenderne atto, accettando che lo stesso
obiettivo possa essere perseguito con strumenti diversi.
Eviterei di ricadere nella vecchia mania (in particolare della sinistra) di
considerare avversari o 'traditori' quanti usano un linguaggio diverso pur
essendo dalla nostra stessa parte. Mi pare che i risultati li stiamo già
vivendo.

L'Associazione, anche per i ruoli rivestiti da molti suoi membri (in
particolare magistrati e docenti, ma anche parlamentari, ecc...) tende ad
esaltare alcuni aspetti formali, ma non per questo sarebbe meno essenziale,
per esempio, in una nuova battaglia referendaria.
Per quanto riguarda il referendum Guzzetta: anch'io ricordo una presa di
posizione netta, che sicuramente ritroverò quanto prima; comunque la
posizione nel merito (contro) non è sicuramente mutata, come non è mutato il
giudizio negativo sulla legge attuale. Dal punto di vista operativo non
credo però che verrà compiuta una scelta ufficiale fra il voto contrario e
l'astensione (eticamente riprovevole ma sicuramente più efficace).

Non credo nemmeno che all'Associazione possiamo chiedere di entrare nel
confronto politico con quanti nel governo Prodi hanno ritenuto di non
presentare una proposta di nuova legge (non mi sembra che su posizioni
'tiepide' ci fosse solo il PD), né di sostenere una propria proposta, perché
questo non é il suo ruolo.

Per concludere: non vedo contraddizione fra il lavoro che può fare
l'Associazione e quello della Rete dei Comitati, che sono entrambe
essenziali e possono utilmente sommarsi, in particolare se si evita di
identificarsi con posizioni rigidamente 'partitiche', che escluderebbero la
massa di quanti oggi non si riconoscono in nessuna delle attuali forze
politiche.

Detto questo: si può sempre fare meglio e tutti i suggerimenti e le critiche
sono utili. Continuiamo così.
Saluti

Baicchi

lunedì 23 febbraio 2009

Re: Report su Associazione 'Salviamo la Costituzione'

Da: Nadia Norcini - Grosseto

Non posso che esprimere ancora una volta la mia delusione nei confronti dell'organismo nazionale.
Mi sembra che tornino addirittura indietro: contro il lodo Alfano non si sono mai schierati (e sappiamo bene il perché), ma contro il referendum Guzzetta si erano espressi! Non ci potremo dunque aspettare nessun aiuto per le prossime battaglie. Solo studi per l'osservatorio (come se non ce ne fossero già abbastanza, ogni giorno, per aver motivi di mobilitazione. Serviranno agli studiosi per carità ..., nel frattempo né noi né loro avremo più la nostra Carta).
Per fortuna la rete dei comitati sul territorio nazionale è autonoma e attiva. Non perdiamoci d'animo, nella difficile impresa di tentare di salvare la Costituzione.
Cari saluti a tutti
Nadia

Report su Associazione 'Salviamo la Costituzione'

Da: Francesco Baicchi

Cari Amici,
Mercoledì 18 febbraio si è svolto il Direttivo della Associazione 'Salviamo la Costituzione', che ha valutato il ruolo che l'Associazione stessa può svolgere in questa fase politica. Come al solito, sperando di fare cosa utile, cerco di sintetizzare le decisioni assunte, che hanno senza dubbio risentito anche del momento non facile dal punto di vista delle forze politiche di opposizione.

Il Direttivo ha preso atto del tentativo sempre più esplicito di stravolgere il nostro sistema istituzionale con leggi ordinarie, con la modifica dei regolamenti parlamentari e con l'abuso della decretazione d'urgenza. Come sempre nel confronto è prevalsa la prudenza e la scelta di salvaguardare la trasversalità della Associazione, limitando il suo campo di intervento ai temi di stretta rilevanza costituzionale.

E' stato dunque deciso di chiedere al Comitato Scientifico, presieduto dal prof. Onida, di attivare l'Osservatorio sugli effetti dei provvedimenti con sensibili riflessi sul piano costituzionale, la cui istituzione è stata decisa nel corso della assemblea del dicembre scorso. L'Osservatorio avrà il compito di stendere, nei tempi più brevi, un documento complessivo di analisi delle conseguenze derivanti dalla attuale politica del governo Berlusconi, che sembra in alcuni casi puntare alla creazione di veri e propri conflitti fra organi della Repubblica per forzarne i principi di fondo. Il documento sarà pubblicato sul sito e fatto circolare come riferimento per quanti sono impegnati nella difesa della nostra Costituzione.

Riassumo anche gli altri temi trattati:

* sulla legge Alfano, ferma restando la valutazione negativa, è stato deciso di attendere comunque la sentenza della Corte Costituzionale;
* sul referendum Guzzetta la discussione è stata articolata, perché la valutazione è che la legge che ne deriverebbe sarebbe incostituzionale, ma tanto quanto l'attuale; l'atteggiamento della Corte Cost., che non interviene sulla costituzionalità delle leggi elettorali (se non in modo indiretto, come ha fatto recentemente), crea quindi un problema;
* una attenzione particolare sarà dedicata alle conseguenze indirette delle normative sulla 'sicurezza' che il Governo sta predisponendo sull'onda emotiva dei fatti recenti e che rischiano in alcuni casi di creare discriminazioni intollerabili sul piano dei diritti civili.

Dal punto di vista organizzativo è infine stato deciso di intervenire sul sito web [ www.salviamolacostituzione.it ] per renderlo più vivace e tenerlo aggiornato con una rassegna stampa, link ad altri siti di contenuto omogeneo e, soprattutto, inserendo documenti provenienti dall'Osservatorio e dal Comitato Scientifico.

Nella speranza di ricevere le vostre opinioni in merito, cordiali saluti.

Baicchi

giovedì 12 febbraio 2009

Riunione nazionale della rete dei Comitati locali per la difesa della Costituzione

Coordinamento dei Comitati locali per la difesa della Costituzione

Nei giorni scorsi abbiamo manifestato l’esigenza di una sollecita riunione della rete dei Comitati Locali per la difesa della Costituzione, auspicando anche una sollecita iniziativa nazionale da parte dell’Ass. Nazionale "Salviamo la Costituzione"; per praticare una rotazione delle sedi degli incontri avevamo proposto di organizzare il prossimo incontro o a Roma o in Emilia; c’è stata comunicata una disponibilità da parte di Roma; se la disponibilità si concretizza in impegno si può procedere rapidamente all’organizzazione dell’incontro.

Pensiamo che bisognerebbe pensare ad un incontro che illustri con riferimenti puntuali e documentati tutte le violazioni della Costituzione nei diversi ambiti; si potrebbero quindi prevedere brevi interventi introduttivi sui seguenti temi:

* Revisionismo (ANPI)

* Lavoro (CGIL)

* Giustizia (MD)

* Scuola ed Università (Scuola della Repubblica)

* Ripudio della guerra (Movimento per la pace)

* Piolitica dell'accoglienza e razzismo (ARCI)

* Laicità (Consulta per la laicità)

* Rappresentanza politica e leggi elettorali (Centro Riforma dello Stato)

* Poteri degli esecutivi ed esautoramento delle assemblee elettive (Centro Riforma dello Stato)

Per ognuno di questi argomenti si potrebbe individuare un referente che potrebbe predisporre una traccia da mettere in rete e che dopo, prendendo contatti anche con le organizzazioni più direttamente impegnate nei singoli settori (indicate a titolo indicativo) e tenendo conto delle osservazioni pervenute, dovrebbe preparare per l’incontro la scheda riassuntiva che può essere illustrata in circa 15 minuti.

Fateci sapere se la formula può andare e se si può organizzare per i primi di marzo (in tal caso bisogna partire subito per l’organizzazione) e dove.

Rimaniamo in attesa di un sollecito riscontro soprattutto per sapere se si può organizzare a Roma.

P. il coordinamento Corrado Mauceri

mercoledì 11 febbraio 2009

Sollecito all'Associazione Nazionale

Propongo di inviare come Rete dei Comitati un nostro comunicato all'associazione nazionale "Salviamo la Costituzione" per chiedere che si esprima sui recenti gravi attentati ai principi costituzionali e alla democrazia (il più eclatante il caso Englaro, ma anche decreto sicurezza, denuncia da parte dei medici degli irregolari, attentato ai diritti dei lavoratori, sbarramento alle europee). Penseranno anche in questo caso (vedi Lodo Alfano) che le questioni sono troppo "politiche" e troppo poco "culturali" per far sentire la loro voce e ricordarci che esistono?
Cari saluti a tutti
Nadia

COMUNICATO STAMPA  A Ravenna in piazza il POPOLO della Costituzione

Da: Paola Patuelli


COMUNICATO STAMPA


9 febbraio 2009

IN PIAZZA IL POPOLO DELLA COSTITUZIONE




Ravenna conferma il suo storico legame con la parte migliore della nostra storia repubblicana, la Costituzione del 1948.




A Ravenna, nel 1946, ci fu la più alta percentuale di voti per la Repubblica e, nel 2006, la più alta percentuale di NO al Referendum per sottrarre la Costituzione alla aggressione di chi voleva stravolgerla.



E sono bastate poche ore di lavoro del Comitato in Difesa della Costituzione e del Comitato per la Legalità e la Democrazia, per dare vita ad un presidio che, di nuovo, ha inteso dire con fermezza NO a nuovi stravolgimenti della nostra Carta.



Circa mille persone “armate” solo di Costituzione, tenuta saldamente in mano con cartelli altrettanto chiari “Giù le mani dalla Costituzione”, hanno sostato per più di un’ora di fronte alla Prefettura, in piazza del Popolo.



Se per popolo si intende soprattutto una identità cosciente e determinata, possiamo dire che a Ravenna il popolo della Costituzione c’è, in una rete unitaria che non si vedeva da tempo.




Hanno riempito la piazza molte cittadine e cittadini venuti spontaneamente; molte le adesioni e le presenze di rappresentanti di associazioni, partiti, movimenti, con loro bandiere, con loro volantini e comunicati, ANPI, CGIL, ARCI, Associazione Mazziniana, Circolo Cooperatoti Ravennati, Legambiente, Associazione per la Sinistra, Giovani Comunisti, Giovani Democratici, Italia dei Valori, Partito Democratico, Partito dei Comunisti Italiani, PRI, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Verdi.



Di particolare significato la presenza di rappresentanti di numerose Associazioni di cittadini immigrati, e una nutrita rappresentanza del Comitato in Difesa della Costituzione di Faenza.



Una delegazione dei due Comitati, con il sindaco Fabrizio Matteucci che ha partecipato, con il Vicesindaco Mingozzi e la sindaca di Bagnacavallo Laura Rossi, al presidio con la Costituzione in mano, è stata ricevuta dalla Signora Prefetto Floriana De Sanctis, che invierà la nota a Lei consegnata alla Presidenza del Consiglio, alla Presidenza di Camera e Senato, al Presidente della Repubblica.



A chi cerca un nuovo collante civile e democratico e sembra non trovarlo, facciamo notare che il collante c’è già, ed è la Costituzione del 1948.



Speriamo sia vicino il tempo in cui il popolo della Costituzione non sia più chiamato a difendere la Carta, ma ad attuarla.



Un ultimo pensiero alla famiglia Englaro.

Eluana riposa in pace.

Siamo grati a una famiglia che ha trasformato un disperato dolore privato in impegno civile, che potrà consentire al popolo della Costituzione di procedere con una maggiore consapevolezza dei suoi diritti, dei suoi doveri. Restiamo in attesa di una legge che regoli il testamento biologico nel pieno rispetto della lettera e dello spirito della nostra Costituzione, che mette al centro la dignità della persona e la sua libertà.



Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

Comitato per la Legalità e la Democrazia di Ravenna



10 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Difendiamo la Costituzione

Coordinamento dei Comitati locali per la difesa della Costituzione

Difendiamo la Costituzione


La Costituzione Repubblicana e con essa la democrazia del nostro Paese sono state gravemente colpite dalle recenti iniziative eversive e dalle deliranti dichiarazioni del Presidente del Consiglio che ha persino minacciato di cambiare la Costituzione perchè democratica. Purtroppo non si tratta di un episodio ( in ogni caso gravissimo ed intollerabile); è un ulteriore atto di un golpismo strisciante, finora irresponsabilmente troppo tollerato.

A questo punto riteniamo che bisogna dire basta e promuovere, a tutti i livelli, tutte le più opportune iniziative a difesa della Costituzione; in questi giorni in tutta Italia ci sono state manifestazioni di protesta contro i propositi golpisti del Presidente del Consiglio e, giustamente per manifestare la piena solidarietà al Presidente della Repubblica; riteniamo che sia necessario dare continuità alla protesta e soprattutto mantenere la necessaria vigilanza, evitando qualsiasi forma di collaborazione con forze politiche, culturalmente eversive e razziste.

I Comitati per la difesa della Costituzione ovviamente si sono già impegnati a promuovere tutte le più opportune iniziative sia a livello locale ( abbiamo già girato in rete le iniziative tempestivamente promosse dal Comitato di Ravenna); per questa ragione auspichiamo che al più presto ci sia anche una iniziativa dell’Associazione Nazionale "Salviamo la Costituzione"; nel frattempo riteniamo opportuno che i Comitati locali possano già sin da ora coordinare le loro iniziative ed organizzare un incontro nazionale per la fine del mese o primi di marzo; per consentire una giusta rotazione l’incontro si potrebbe tenere eventualmente a Roma o in una località dell’Emilia. Fatemi sapere al più presto .

Cordiali saluti. p. il Coordinamento Corrado Mauceri

lunedì 9 febbraio 2009

Re: CASO ENGLARO- BERLUSCONI ATTENTA ALLA COSTITUZIONE

Da: Monica Biondi - Firenze

Pare una buona idea. Potremmo organizzarlo come Rete dei Comitati per la difesa della Costituzione?

Forse sarebbe il caso di convocare una riunione dei Comitati per la difesa della Costituzione. Almeno il Regionale a brevissimo. Che ne dite?

In risposta a:

"Per questo propongo, visto che l'11 Febbario cadrà l'ottantesimo anniversario dei Patti Lateranensi, di organizzare per tale giornata manifestazioni dinanzi alle Curie ed agli Arcivescovadi per esprimere la nostra protesta a questa invadenza e mancanza di rispetto per lo Stato Italiano. Mobilitiamoci! - Massimo Ceciarini - Grosseto"

CASO ENGLARO- BERLUSCONI ATTENTA ALLA COSTITUZIONE

Da: Massimo Ceciarini - Grosseto

Con le ultime (di una lunga serie) forzature, Berlusconi non attenta solo alla Costituzione ma fa uno sberleffo a tutti gli italiani e alle altre Istituzioni. Alle donne quando afferma una mostruosità come quella che "in ipotesi" Eluana potrebbe ancora fare figli", alla Magistratura (e quindi a tutti i cittadini che hanno ottenuto una sentenza protettiva o reintegrativa dei loro diritti) perché con un decreto del Governo può bloccarsi l'effetto del giudicato, al Parlamento, chiamato ancora una volta a mere ratifiche di decisioni prese altrove, alla Presidenza della Repubblica, umiliata al punto che vengono disattese le motivate obiezioni mentre, invece, vengono totalmente accolte le pressioni della Chiesa (che infatti ringrazia e mena vanto, al tempo stesso permettendosi di esprimere delusione per l'operato del Presidente della Repubblica).

E' incredibile tutto questo, è insopportabile. Ormai, senza alcun ritegno, si palesa come sia la Chiesa a dettare le linee di Governo in barba al più elementare rispetto della sovranità e della laicità. Per questo propongo, visto che l'11 Febbario cadrà l'ottantesimo anniversario dei Patti Lateranensi, di organizzare per tale giornata manifestazioni dinanzi alle Curie ed agli Arcivescovadi per esprimere la nostra protesta a questa invadenza e mancanza di rispetto per lo Stato Italiano. Mobilitiamoci!

domenica 8 febbraio 2009

PRESIDIO a Ravenna in PIAZZA del POPOLO lunedì 9 febbraio 2009 ore 17,30

Da: Paola Patuelli

VI ASPETTIAMO!!

Speriamo che anche le amiche e gli amici delle varie località che a suo tempo si sono mobilitate per il referendum possano, lunedì pomeriggio, raggiungerci, con una Costituzione da tenere ben visibile in mano.

Saluti.

Angelo Morini

Paola Patuelli



COMUNICATO STAMPA



In piazza del Popolo con la Costituzione in mano

Lunedì 9 febbraio 2009

Ore 17,30




Il Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna e il Comitato per la Legalità e la Democrazia promuovono, come tanti Comitati e Associazioni stanno facendo in tutta Italia fin da oggi, e nei prossimi giorni sempre più, un presidio in piazza del Popolo a Ravenna, fra Municipio e Prefettura, a sostegno del Presidente della Repubblica Napolitano e per la difesa della Costituzione che mai nella storia della Repubblica è stata aggredita come in questi giorni.



Intendiamo difendere i fondamenti della legalità costituzionale, il ruolo di garante super partes del Presidente della Repubblica, la centralità del Parlamento, la divisione dei poteri, per opporci ad ogni deriva populista e autoritaria che farebbe precipitare il nostro paese indietro di ben più di sessanta anni.



Anche oggi il Presidente del Consiglio ha definito bolscevica la nostra Costituzione, dimostrando una tragica ignoranza della storia e rendendo chiaro il suo pensiero. E’ l’antifascismo contenuto nella nostra Carta che il capo del governo disprezza, i suoi fondamenti liberali e democratici, la sua laicità, il suo straordinario valore culturale e civile, la pagina più alta nella storia d’Italia. Una Costituzione che ha anticipato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che questo Governo di fatto non riconosce e nega, con parole e fatti che ci fanno correre il rischio di uscire dalla civiltà europea.



Ci opporremo a tutto questo.



Invitiamo la cittadinanza, i partiti, i sindacati, le associazioni a raggiungerci in piazza del Popolo lunedì 9 febbraio, alle 17,30.

Ognuna e ognuno con una copia della Costituzione in mano.



Ravenna, 7 febbraio 2009



Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

Comitato per la Legalità e la Democrazia di Ravenna

conflitto istituzionale

Da: Francesco Baicchi

Mai la situazione è stata più grave.
Allego un comunicato del nostro comitato, scusandomi con chi l'ha già
ricevuto.
Non perdiamoci di vista (citazione).
Saluti
Baicchi


Grazie, Presidente Napolitano.


Con il decreto sul caso Englaro, che vorrebbe imporre al Parlamento per superare le obiezioni di costituzionalità del Presidente della Repubblica, l'attuale Presidente del Consiglio rivendica il potere di annullare per decreto sentenze dei massimi livelli della nostra Magistratura.

Verrebbe così a cadere quella separazione dei poteri, Legislativo, Giurisdizionale ed Esecutivo, che è alla base di tutte le democrazie e si creerebbe il precedente per potere domani annullare anche condanne eventualmente inflitte a qualcuno dei suoi soci e dipendenti.

Ancora una volta si punta a stravolgere la nostra Costituzione e a riprendere la realizzazione del Piano Rinascita di Licio Gelli, concentrando nelle mani di un solo uomo un potere assoluto e senza controlli.

La dolorosissima vicenda di Eluana Englaro appare indegnamente strumentalizzata per una prova di forza che ricorda momenti che l'Italia ha già vissuto e sperava di non dover affrontare nuovamente.

Chiediamo a tutti i Parlamentari di opporsi a questa manovra, che lede la loro stessa dignità, e a tutti i cittadini democratici di esprimere la propria solidarietà al Presidente Giorgio Napolitano e confermare con tutti i mezzi la volontà di difendere la Costituzione Repubblicana e Antifascista e la laicità dello Stato.



Comitato Pistoiese per la Difesa della Costituzione
Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea di Pistoia
ANPI provinciale - Pistoia

Re: Comunicato Stampa-Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna "Con Napolitano"

Da: Luigi Ficarra

Cara Patuelli,

è uno dei momenti più gravi della storia della Repubblica, che richiede il massimo di unità nella lotta contro la decisa deriva antidemocratica della destra nel suo insieme, che oggi ha lanciato una sfida alle forze che si richiamano ai principi della Costituzione.

Proprio per questo motivo segnalo che nel comunicato da te inviato manca ogni riferimento all’attacco centrale e determinante ai diritti dei lavoratori, come quello compiuto per ultimo con l’accordo governo-confindustria-cisl-uil-ugl il 22 gennaio scorso, apertamente incostituzionale già solo per la scelta di messa in mora del diritto di sciopero e lo svuotamento del ccnl.



Luigi Ficarra (dell’associazione Giuristi Democratici)

sabato 7 febbraio 2009

Comunicato Stampa URGENTE Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna  "Con Napolitano"

Da: Paola Patuelli

Comunicato Stampa

Con Napolitano
Con la Costituzione in mano




Uno scontro istituzionale senza precedenti sta scuotendo il nostro paese.




Un appello del Presidente della Repubblica Napolitano al governo perché non emanasse un decreto anticostituzionale non solo è stato disatteso, ma esplicitamente e pubblicamente “stracciato”.



Crediamo che sia caduta, oggi, e definitivamente, la maschera di un governo cha fin dal primo giorno ha legiferato non fuori, ma contro la Costituzione della nostra Repubblica: con leggi che violano la dignità della persona ( la clandestinità considerata un reato, la denuncia di immigrati bisognosi di cure ma privi del permesso di soggiorno) e l’incostituzionalità della legge Alfano, che cancella l’articolo 3 della Costituzione e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.



Tutto questo era già una evidente aggressione alla nostra Costituzione, che si fonda sulla centralità e il valore della persona umana e l’uguaglianza e l’universalità dei diritti.



Ma oggi si chiude il cerchio, con la diretta aggressione al Presidente della Repubblica, reo di avere fatto il dovere a lui richiesto dalla Costituzione, di avere esercitato il ruolo obbligatorio di garante della legalità costituzionale e di arbitro super partes.



Ed è proprio questo che un governo illiberale non tollera, di avere limiti e controlli, di non essere “absoluts”, assoluto, sciolto da vincoli, limitato da altri poteri, quelli della magistratura, che, con una sentenza definitiva, ha indicato la strada che la famiglia Englaro può seguire, così come non tollera la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica.



Il presidente del Consiglio oggi ha rotto gli indugi. Se Napolitano non firma il decreto, ha detto in modo esplicito che cambierà la Costituzione. D’altra parte, da venti anni, ormai, l’obiettivo è quello, come indicava con chiarezza il piano di Rinascita di Gelli: non migliorare, ma stravolgere la Costituzione, arrivare alla Repubblica Presidenziale, al Presidente eletto direttamente dal popolo. Il capo e il suo popolo. Una storia nota e già vista.



Abbiamo al governo chi vuole ripeterla.



Chiediamo alla cittadinanza in tutte le sue articolazioni e forme associative e a tutte le forze politiche di opposizione, in Parlamento e ovunque, di dare vita immediatamente ad una vasta e coesa mobilitazione per la difesa della Costituzione, per fermare una preoccupante deriva antidemocratica, da fermare, ognuna e ognuno di noi, con la Costituzione in mano.



Maria Paola Patuelli presidente del Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

Angelo Morini Vice Presidente



Ravenna, 6 febbraio 2009

giovedì 15 gennaio 2009

Roma 17 Gennaio, ore 9.30-17: Convegno per la Scuola della Repubblica

Coordinamento dei Comitati per la difesa della Costituzione

Nei giorni scorsi vi avevo preannuciato il convegno su Scuola e Costituzione organizzato dall'Ass. "Per la scuola della Repubblica" cui abbiamo collaborato Domenico Gallo ed io; vi faccio avere il programma definitivo unitamente alla scaletta del mio intervento; una traccia più articolta può essere reperita nel sito www.scuolaecostituzione.it o richiesta a me.
Penso che sarà molto importante la presenza dei Comitati per la difesa della Costituzione perchè l'attacco alla scuola statale ed alla sua funzione istituzionale è un attacco alla Costituzione ed alla democrazia del nostro Paese.

A presto. Corrado Mauceri


"Per la Scuola della Repubblica”

Contro la scuola di regime:

per la Scuola della Costituzione


17 gennaio 2009 0re 9.30-17

Roma, Sala Kirner via Ippolito Nievo, 35,


(V.le Trastevere, tram n. 8 da L.go Argentina)



Ore 9.30 Introduzione (Antonia Sani)

La politica del governo Berlusconi: non solo tagli ma destrutturazione e decostituzionalizzazione della scuola statale (Corrado Mauceri)

Le linee anticostituzionali delle politiche governative (Domenico Gallo).

Laicità della scuola statale e divieto di finanziamento pubblico alle scuole private (Furio Colombo)

Ieri e oggi per la scuola della Costituzione:

Coordinamenti anti Gelmini, (Simonetta Salacone), L’Onda lunga (Roberto Jovino)

Attualità della proposta di legge d’iniziativa popolare (Barbara Pianta Lopis)

Ore 11.30 dibattito

Ore 14. Il disegno di Legge Aprea: verso la privatizzazione (Pino Patroncini)

La scelta classista della politica governativa sull’obbligo scolastico e il problema della dispersione (Marina Boscaino)

Ore 15. dibattito interventi

ore 16.30 La lotta continua (Bruno Moretto )

Hanno assicurato un loro intervento:

Chiara Acciarini (Sinistra Democratica); Piergiorgio Bergonzi (Pdci); Paolo Chiappe (ecole); Gigliola Corduas (Fnism); Luca De Zolt (Rete studenti medi); Marco Donati (Rete scuole - Milano); Loredana Fraleone (Prc); Roberto Longo (Movimento veneziano per la Scuola pubblica); Maria Mantello (Coordinamento Scuole Roma nord-ovest); Domenico Pantaleo (FLC- CGIL); Roberta Roberti (La scuola siamo noi - Parma); Francesca Scatolini (Comitato genitori-insegnanti – Fiesole); Ermanno Testa (Cidi); Walter Tocci (deputato PD); Maurizio Turco (deputato radicale della Lista PD)

Aderiscono all’iniziativa

Ass. Naz. Libero pensiero Giordano Bruno; Ass. XXXI Ottobre; Comitato Insegnanti Precari; Comitato torinese per la laicità della scuola; Manifesto dei 500

per informazioni scuolarep@tin.it ; cell.349.7865685

*********************



Scaletta intervento di Corrado Mauceri

PER LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA
Comitato di Firenze


- LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA

1. VERSO L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE

- Istituzione della scuola media unica (L. 31 dicembre 1962 n. 1959)
- I decreti delegati del 1974

2. LA COSTITUZIONE DISATTESA
Dalla scuola istituzione statale verso la scuola azienda
- L’autonomia delle istituzioni scolastiche
- Il POF ed i progetti-ruolo del Ministro (DPR n. 275/99), dei dirigenti scolastici (D.Lgs n. 59/98)
- La riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione

3. LA COSTITUZIONE VIOLATA -Dal sistema scolastico statale al sistema scolastico nazionale (stato-regioni-privato) con oneri per lo Stato a sostegno delle scuole private
- Legge di parità (L. 10/3/2000 n. 62)
- L. 27/12/2002 n. 289 (Buono scuola per gli alunni delle scuole paritarie)
- L. 3/2/2006 n. 27 (Convenzioni con le scuole private)
- L. 2/4/2007 n. 40 (contributi privati alle istituzioni scolastiche statali e non statali)
-- L. 27/12/2006 n. 296 (Finanziaria 2007)
- L. 25/10/2007 n. 176 (rafforzamento dei poteri del Dirigente Scolastico in materia disciplinare).
- L. 6/10/2008 n. 133 (conv. DL n. 112/08 art. 64)
- L. 30/10/2008 n. 169 (conv. DL n. 137/08) (maestro unico, voto in condotta e valutazioni).

domenica 4 gennaio 2009

Convegno "Contro la scuola di regime: per la scuola della Costituzione" - Roma 17.1.09

La maggioranza governativa, mentre si propone di reintrodurre di nuovo le modifiche eversive della Costituzione, come il premierato e la devolution, già respinte con il referendum costituzionale del 2005, porta avanti a colpi di maggioranza una politica volta a colpire i diritti fondamentali della nostra democrazia e tra questi il diritto all'istruzione uguale per tutti.
L' attacco alla scuola statale ed alla sua funzione istituzionale è un attacco alla democrazia e la necessaria risposta non può essere demandata soltanto all'impegno del mondo della scuola, certamente importante ed insostituibile; è necessario l'impegno convergente di tutti i democratici che hanno a cuore le istituzioni democratiche del Paese.

Per queste ragioni riteniamo importante il convegno organizzato a Roma dall'Ass. "Per la scuola della Repubblica" e sollecitiamo i comitati per la difesa della Costituzione a parteciparvi con il loro contributo di idee e di proposte .

p. il Coordinamento dei Comitati per la difesa della Costituzione Corrado Mauceri



Associazione nazionale "Per la scuola della Repubblica”


L’Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica” promuove un convegno in difesa della scuola della Costituzione, che intende evidenziare come l’attacco alla scuola della Costituzione sia parte di un più vasto disegno di destrutturazione della Costituzione stessa.

L’azione tenace dei movimenti di base, dalla scuola all’università, è stata in grado in questi mesi di ottenere buoni, sia pure insufficienti, successi, ma l’esperienza di anni pregressi testimonia che la spinta dei movimenti è destinata a un lento declino senza la sponda che i partiti politici possono, devono, per la loro funzione costituzionale, offrire nelle sedi istituzionali, specie quando si tratti di scongiurare la cancellazione di principi sanciti nella Costituzione.

Abbiamo perciò strutturato questo convegno come occasione di confronto tra esponenti di movimenti, associazioni, forze politiche e sindacali per poter verificare la praticabilità reale di azioni congiunte in difesa della scuola della Costituzione.

Nell’occasione porgiamo i migliori auguri per un buon 2009!

p. Il Coordinamento nazionale

Antonia Sani


Contro la scuola di regime: per la scuola della Costituzione

Roma - Sala Kirner
VIA IPPOLITO NIEVO, 35
17 gennaio 2009 0re 9.30-17


Ore 9.30 Introduzione (Antonia Sani)

- La politica scolastica del governo Berlusconi non è solo tagli ma destrutturazione e decostituzionalizzazione della scuola statale (Corrado Mauceri)

- Le linee anticostituzionali delle politiche governative (Domenico Gallo).

- Laicità della scuola statale e divieto di finanziamento pubblico alle scuole paritarie private (Furio Colombo)

- Ieri e oggi per la scuola della Costituzione

Coordinamenti anti Gelmini, (Simonetta Salacone).

L’Onda lunga (Roberto Jovino)

- Attualità della proposta di legge d’iniziativa popolare (Barbara Pianta Lopis - Comitati per una buona scuola per laRepubblica Comitato Napoli).

Ore 11.30 Dibattito ed interventi

Ore 13 buffet

Ore 14. Il disegno di Legge Aprea: verso la privatizzazione (Pino Patroncini)

La scelta classista della politica governativa sull’obbligo scolastico e il problema della dispersione (Marina Boscaino)

Ore 15. dibattito ed interventi

ore 16.30 La lotta continua (Bruno Moretto )

Sono stati invitati esponenti di movimenti, associazioni, sindacati, partiti politici. Tutti gli intertessati sono invitati a partecipare.